venerdì 13 luglio 2007

Facce Italiane: Wise


Servitevi della Vodka, preferibilmente pura, e mentre la sorseggiate non esitate e accendetevi una sigaretta, immaginando di essere a Milano immersi in un’atmosfera gelida e notturna.

Componenti: Vincenzo “Otello” Tangorra – voce, chitarre, piano e harmonica
Alessio Siciliana – basso
Andrea Botti - batteria

WISE MYSPACE

Provenienza: Milano

D: Come sono nati i Wise?
R: Il tutto è nato in una tipica serata gelida milanese, di quelle che annunciano l’arrivo dell’inverno avvolgendo la città di nebbia e nel quale hai bisogno di una sostanziosa quantità d’alcool per scaldarti il corpo. Alessio fumava, Andrea sorseggiava vodka e io (Vincenzo) tirai fuori la proposta. Andrea che era lì quella sera e non rientrava nella prima line up, per ironia della sorte sarebbe diventato poi nei mesi successivi il batterista della band.

D: Quali sono le vostre influenze musicali?
R: Credo che la libertà per un artista sia fondamentale. Libertà di comporre, senza classificazioni e influenze che spesso si trasformano in plagi o "band fotocopia". In tema d’influenza, nessuno in particolare. Ci sono band e artisti che ammiriamo, come i Brian Jonestown Massacre o i Black Rebel Motorcycle Club, ma per il carisma dei loro membri. Diciamo che l’unica cosa che mi influenza, almeno per quanto mi riguarda, sono i suoni e gli strumenti d’annata che sento in alcune band.

D: Interessante il riferimento a suoni e strumenti d'annata, che tipo di suoni e strumenti in particolare?
R: Sia io che Ale, il bassista, abbiamo un fascino per i suoni e gli strumenti vintage. Non è moda, ma il suono è più “vero”. Le chitarre venivano fatte a mano da singoli liutai e i legni prima di essere assemblati avevano quarant’ anni di stagionatura. Un’arte che ormai si è smarrita. Mi emoziona suonare una chitarra del genere, imbracciarla, sapere che dietro quello strumento c’è una storia. Per quanto riguarda la mia strumentazione uso Gibson 335 degli anni ’70 e una degli anni ’60. Anche se spesso per i suoni più duri utilizzo una Fender Telecaster. I suoni acustici derivano dall’abuso di una vecchia Guild più una Takamine 12 corde sempre degli anni ‘70. Poi il resto lo fanno amplificatori (Fender Twin) e pedalini, alcuni dei quali sempre d’annata, più le unità rack come lo storico “gp8” della Roland

D: Cosa avete pubblicato finora?
R: A Aprile abbiamo pubblicato un Ep: Wild Inner Soul Eyeful, che è stato autoprodotto.

D: Nell’ Ep c’è una traccia intitolata S.enerdì, cosa significa?
R: “S.enerdi” è riferito al venerdì, solo che ha una “S” iniziale dedicata al nostro manager Giovanni, detto “Satana”.. non riusciamo ancora a capire il perché, ma quando è venerdì diventa un pazzo. Il testo del brano è riferito ad un particolare venerdì trascorso in compagnia di Anton Newcombe dei Brian Jonestown Massacre a Milano e ad un altro trascorso nel pavese. Andare in tour con lui è sempre rischioso; almeno io, personalmente, ogni volta che salgo sul palco in una data in cui lui è il nostro accompagnatore, sono già fuori di testa e fisicamente a pezzi. Credo che siamo l’unica band al mondo attenta a soddisfare le esigenze fisiche, alcoliche e sessuali del proprio manager prima delle nostre. Aiutateci a licenziarlo…

D: Cosa avete in programma per il futuro?
R: In questo periodo sono impegnato a svolgere dei reading musicati di presentazione ad un libro scritto a quattro mani con uno scrittore piemontese, dal titolo “Saggi”, in cui in 18 capitoli spiego la scrittura di 18 brani scritti. A novembre comunque completiamo il lavoro musicale… questo era solo un assaggio, per vedere il riscontro della gente. Il CD vedrà la registrazione di 21 brani che ho scritto nell’ultimo anno. Inoltre verranno (ri)registrati anche quelli presenti in questo ep. Abbiamo anche un piccolo tour di supporto al CD di prossima uscita, e infine abbiamo un viaggio in America. Ma è ancora tutto top secret per scaramanzia.

D:In Italia si sa come stanno le cose, e per una band come la tua la strada per farsi conoscere è tortuosa e piena di ostacoli, anche se l'ambiente underground è molto popolato e piano piano sta prendendo spazio importante, come affronti questa situazione?
R: Credo che il meglio della musica è nell’underground… ..c’è più calore, passione nel comporre, voglia di fare concerti. Il più delle band affermate sono ormai logorate e influenzate dal mercato. Sai, io ho quasi paura di dare il mio prodotto, la mia anima, le mie sensazioni in pasto a incapaci che badano a fare di te una macchina da soldi e nulla più; gente che ti chiede un ritornello o un motivetto da radio. Ci è capitato a marzo con una major che si stava interessando a noi, mi chiesero più testi sdolcinati e meno “senerdosi”. Cazzo, e avevano conosciuto solo questi 4 brani.. se avessero ascoltato il resto, brani come “Anita”, “Vodka” o “Alabama Gangster” cosa mi avrebbero chiesto? Non avrei mai cambiato i testi e alleggerito le chitarre solo per far soldi. Avrei smarrito la mia identità, avrei perso la passione che ci metto nel cantarle perché ormai sarebbero state snaturate. La strada è tortuosa, piena di ostacoli, ma la carriera di una giovane band è bella per questo. Mai smettere di sognare, mai fermarsi dinnanzi ad uno ostacolo. Andare sempre avanti, creare, comporre e suonare.

D: Le canzoni creano un atmosera psichedelica, è molto ricercata o è parte naturale dei Wise?
R: Cazzo che orecchio attento che hai.. in ogni caso entrambe le cose. Prima di ogni registrazione passo intere settimane a pensare a come strutturarla, ai brani, a pensare agli arrangiamenti anche se poi il più delle volte viene da se. Già quando scrivo ho in mente l’atmosfera che voglio creare. Sembrerà strano, ma scrivo brani con naturalità, musiche e testi nascono insieme. Non sono di quelli che scrive un testo per la musica precedentemente composta o viceversa. Viene tutto da sè, partendo dalla chitarra acustica.. ..poi sviluppo il resto. Praticamente “Io ci metto il mio, la composizione il suo” direbbe il miglior servitore russo di vodka, Ceckovsky, nonché nostro futuro amico, riferendosi alla sua ultima bevuta.. la più colossale degli ultimi 60 anni, dove la composizione nel suo caso è la piramide russa di bicchieri in stile “fontana di coppe di champagne”. Ma lui d’altronde è già lì che ci aspetta con la piramide russa già montata.. io un brano per lui l’ho già scritto. Appena saremo a Mosca vado con la chitarra e l'harmonica nel suo bar.


Recensione Ep Wild Inner Soul Eyeful
A mio parere la consistenza di una band emergente si trova nella voglia e nel carisma dei componenti, riuscire a trasmettere emozioni non è una cosa semplice, lo può sembrare, a molti credo sia passata per la testa l’idea di creare un gruppo, comporre melodie e scrivere testi, ma una volta con la chitarra in mano tutto sembra diverso, si sta li ore e ore a provare mille soluzioni e pochi riescono a farcela; credo che i Wise ci siano riusciti, le loro canzoni rispecchiano ciò che sono e che provano, non a caso il titolo dell’Ep è Wild Inner Soul Eyeful. Il loro cocktail esplosivo di chitarre incazzate, pedaline che confondono il suono qui e là, voci quasi elettriche li avvicina molto ai primi due lavori della band californiana BRMC; ma questa è solo un lato dei Wise, che quando imbracciano chitarre acustiche, portano fiato all’harmonica e si cimentano con il bongo tirano fuori una canzone dolce, ma allo stesso tempo nostalgica come Solitary Feeling degna di nota.
Insomma i Wise sanno come trasmettere emozioni, questo Ep ne è una chiara dimostrazione; ora attendiamo l’album che credo non deluderà.
Voto 9


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3 commenti:

francy ha detto...

Grandi WISE!

Unknown ha detto...

Bella Andre ed i Wise,
speriamo che possa vedervi dal vivo almeno una volta.
Saluti dallo Skandi

Unknown ha detto...

Bravi ragazzi!!

Rock'on!

Point Break